C'era una volta... il racconto della favola

C'era una volta... il racconto della favola

I vantaggi della narrazione per i bambini e per gli adulti

Raccontare una storia è un elemento imprescindibile per dare senso a qualcosa che accade. Questa attività è molto presente quando si ha a che fare con i bambini: si leggono loro libri, favole, fiabe. A seconda dell'età si cerca di utilizzare il formato più comprensibile e accattivante per avvicinare loro alla narrazione. Per quale motivo ci affianchiamo culturalmente al racconto delle storie, a che bisogno risponde? La narrazione è qualcosa da relegare al mondo infantile o è utile anche agli adulti? 

Iniziamo con il dire che con il termine favola si intende quel breve componimento narrativo, i cui attori sono esseri animati o cose inanimate; essa ha come fine il far comprendere facilmente un messaggio morale e etico. Accanto al termine favola sovente viene abbinato il lemma fiaba; anche la fiaba è una breve narrazione in prosa, ma con origine popolare, è tramandata oralmente di generazione in generazione con lo scopo di intrattenimento. La fiaba intrattiene il bambino e gli permette di conoscersi, favorendo lo sviluppo della sua personalità. L’azione del narrare è condizione necessaria per comprendere gli eventi.  Con un linguaggio popolare essa mette in scena storie senza tempo nè luogo dove i personaggi si trovano ad affrontare difficili situazioni. Nelle fiabe si ritrovano in forma simbolica le incertezze, i limiti e le paure che l’essere umano incontra durante tutto il cammino della vita che cercherà di superare orientandosi verso un’esistenza lieta. Importantissima è la morale della storia, che fornisce un insegnamento. 

Affinchè il bambino sappia afferrare i misteri e le meraviglie dell’universo, di cui facciamo parte, occorre stimolare intelligentemente l’immaginazione creatrice del fanciullo per far sì che superi la comprensione e raggiunga una visione fantastica. Secondo Maria Montessori per educare il potenziale umano, per risvegliarne il suo l’interesse e far germogliare i semi della scienza, non occorreva altro che la fantasia. Essa dà all’essere umano la propensione per superare l’incertezza. Attraverso il racconto non solo viene rafforzata la relazione fra il narratore ed il bambino in una sorta di sintonia emotiva ed affettiva, ma poiché ogni favola contiene uno specifico messaggio espresso in simboli, essa supporta lo sviluppo di vari importanti aspetti; si sviluppano le strutture mentali legate alla conoscenza di sé, i concetti spazio-temporali, la memoria di lavoro (tenendo in mente le sequenze narrative). Questi elementi portano a ricomporre il significato completo del messaggio della fiaba dando senso ad essa e al contempo alla propria esperienza. Entrambi gli emisferi cerebrali vengono stimolati e sollecitati in questo processo; la parte destra del nostro cervello elabora le emozioni e i ricordi autobiografici ma è la parte sinistra a dare loro un senso. La favola sviluppa la creatività (un po’ come avere a disposizione più soluzioni) ed è uno strumento educativo prezioso che rappresenta un punto di riferimento per la vita interiore del bambino e la sua relazione con l’adulto, per dar voce alle sensazioni ed alle emozioni. 

Le prime esperienze infantili risultano confusionarie in quanto il bambino cerca di dare un significato a ciò che avviene dentro e fuori di lui. Dalla psicoanalisi sappiamo che il simbolo è il risultato di proiezioni e identificazioni mentali; tenendo presente che le favole parlano ai bambini con un linguaggio simbolico, esse permettono di ridurre i loro conflitti interiori.

Lo scenario letterario del Terzo Millennio si apre con una presa d’atto dell’abbandono crescente dell’uso delle favole nell’infanzia, senza tener presente che la favola-fiaba si presta anche ad una lettura interculturale, come ponte letterario fra passato e presente, dove il carattere universale del testo fiabesco si colloca con giusto riconoscimento all’interno della letteratura per l’infanzia dato che la letteratura fiabesca è del tutto priva di stereotipi culturali (basti pensare a “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” di Luis Sepúlveda). 

L’arte di raccontar favole e fiabe è un grande strumento per avvicinare e mettere in relazione generazioni diverse, trasmettere valori ed accompagnare la costruzione dell’identità. Durante l’infanzia i bambini imparano a riconoscere i ruoli all’interno della famiglia e iniziano a capire le regole della vita sociale. La favola offre una sceneggiatura ottimale per l’inconscio favorendo il prezioso contatto con gli aspetti incerti e ambivalenti della realtà. Le favole, così come i libri, mettono in scena rappresentazioni di sé spesso inesplorate, offrono sguardi sull’esistenza, si costituiscono come metaforica rappresentazione della propria identità. Leggere libri permette ai bambini di conoscere il mondo che li circonda ma anche di entrare in contatto con il proprio mondo interiore.

Un’attuale ricerca scientifica, gestita dal dipartimento FISSUF dell’Università degli Studi di Perugia, mira ad accertare gli effetti di un certo tipo di lettura: quella ad alta voce. Molte sono le dimensioni interessanti sulle quali la lettura ad alta voce è in grado di agire:

  • la dimensione emotiva, ovvero la capacità di riconoscere le proprie e altrui emozioni; 
  • la mentalizzazione e assumere il punto di vista altrui (la capacità di prevedere/riconoscere gli stati mentali degli altri, la capacità di assumere un punto di vista differente dal proprio);
  • l’empatia, intesa come la capacità di vivere emozioni e sensazioni relative a una situazione emotiva come se fossimo l’altro (senza dimenticare che non lo siamo); 
  • le funzioni cognitive di base (attenzionesimultaneitàpianificazione e successione); 
  • le capacità di ragionamento critico; un contributo importante allo sviluppo dell’identità personale e alla proiezione di se stessi nel futuro (e dunque le abilità progettuali, la definizione di obiettivi, ecc.); 
  • le abilità e competenze relative alla comprensione del testo (comprese quelle richieste dai test INVALSI).

Articolo tratto e adattato da:

https://www.exagere.it/stimolare-limmaginazione-creatrice/