Implicazioni psicologiche della DAD

Implicazioni psicologiche della DAD

Che fatiche affrontano i nostri figli? Psicologa Cantù

La didattica a distanza, la DAD, sta mettendo a dura prova gli studenti, ed in particolar modo i bambini. Quello che riporto di seguito è il racconto di ciò che  bimbi e genitori vivono ormai quotidianamente:

"Oggi Giovanni era connesso in DAD. Fa la prima elementare.

Era tutto contento delle sue cuffie nuove col microfono. L’ho lasciato di sopra da solo perché sembrava se la cavasse, poi mi ha chiamata dicendomi se potevo andare da lui. In un attimo gli occhi gli si sono fatti lucidi davanti alla telecamera. Il microfono chiuso e lui coi lucciconi mi ha detto “aiutami, non capisco cosa devo scrivere”.

Ho cercato di riprendere il filo perché non sapevo nemmeno di cosa stessero parlando, intanto lui ha cominciato a singhiozzare. Gli ho detto di non preoccuparsi, che le maestre erano lì per aiutarlo e doveva solo chiedere. Mi ha detto “chiediglielo tu, per favore”  e mi ha passato le cuffie, quelle col microfono, di cui è orgogliosissimo.

“Ma perché non lo dici tu alla maestra?” e a quel punto si è chiuso a riccio, grondando lacrime e dicendo “non capisco! Non sono capace!”.

Abbiamo staccato le cuffie, quelle col microfono che gli piacciono tanto, abbiamo aperto l’audio e abbiamo chiesto alla maestra se per favore poteva fermarsi un attimo, che non stavamo capendo, e se poteva un attimo ricondividere la pagina del compito. Lei gentilissima ha confortato Giovanni- non si era accorta che piangesse perché a video non riesce a vedere contemporaneamente tutti. Ha ricondiviso lo schermo, e Giovanni è riuscito a capire, a riportarsi in pari. Poi si è rimesso le cuffie col microfono che gli piacciono tanto, ha ringraziato ed è andato avanti a seguire la lezione.

Il fatto è che se non ci fossi stata io, se l’avessimo lasciato da solo, sarebbe andato ancora più nel panico e avrebbe perso stima in sé stesso e non si sarebbe limitato a perdersi solo l’esercizio delle sillabe, ma molto di più, senza riuscire a proferir parola. Giovanni è piccolo e comunque va seguito, qualcuno accanto serve per non fargli perdere lo spunto, anche solo per dirgli che è tutto ok quando la connessione salta, o quando le cuffie nuove col microfono che ti piacciono tanto magari ti stanno un po’ larghe, ti distrai un attimo per rimetterle ed ecco che non capisci già più dov’è arrivata la lezione.

Sono piccoli, e anche se sono svegli sono comunque disarmati di fronte a una relazione, quello con lo schermo, che in un attimo tira fuori le loro fragilità.

Non basta avere una connessione, un computer e delle cuffie col microfono che ti fanno sentire orgogliosissimo.

Serve un adulto vicino perché nonostante l’impegno, lo schermo non sempre te lo fa vedere quando un bambino si sente inadeguato."

Da questo racconto si percepisce l'enorme difficoltà sia del bambino che del genitore nel far fronte alle difficoltà emotive di un bimbo alle prese con le prime fatiche scolastiche, che hanno poi una grande ripercussione dal punto di vista personale legate a autostima, autoefficacia e relazioni con gli altri. Emerge il grande bisogno di prendersi cura e di sostenere psicologicamente bambini, adolescenti e genitori che in questi mesi hanno dovuto far fronte a novità che hanno messo a dura prova la tenuta psicologica e relazionale delle persone. E' importante curare la parte emotiva così ferita dalle vicende vissute prendendo appuntamento e definendo il percorso psicologico più adatto alle proprie esigenze. Sia per i figli, che per i genitori.

Scritto tratto da:

http://www.valentinamaran.it/la-chiamano-dad/