I social network sono parte della quotidianità e permettono di intessere nuovi rapporti di amicizia, di conoscenza o di lavoro, oltre a rinforzare quelli già esistenti. Attraverso la condivisione di foto, video, articoli online è possibile dare notizie sulla propria vita e su ciò che piace. In alcuni casi ci si trova di fronte ad un vero e proprio intreccio tra la vita reale e virtuale; la sfida è trovare una linea di demarcazione tra il buon utilizzo dei social media senza che essi guadagnino una parte fondamentale della nostra quotidianità. Essere attivi sui social porta il vantaggio di sentirsi appartenente ad un gruppo di persone, seppure le relazioni che avvengono in quel contesto siano fortemente mediate dalla piattaforma utilizzata. Quando si mostra parte della vita e del proprio modo di essere molto spesso si riceve un rinforzo sociale, seppur sotto forma di like, gif e commenti positivi. Come si mostra la propria vita (o meglio, gli aspetti positivi e desiderabili di essa), molto spesso tralasciando i momenti in cui ci si sente più vulnerabili e tristi, allo stesso modo siamo spettatori delle vite degli altri. Ma in che misura ciò che viene mostrato sui social corrisponde pienamente a ciò che proviamo? Ciò che postiamo descrive una soddisfazione concretamente percepita in maniera autentica? A questo proposito i fratelli Shaun, Andrew e Steven Higton insieme al produttore Espen R. Pettersen hanno ideato e messo in scena un interessante cortometraggio (si può vedere in fondo a questa news) dal titolo "What’s on your mind" inerente le insidie della vita presentata sui social e su come questa si possa discostare dalla realtà.